MERCURIO/ERMES, CUSTODE DEI POZZI E DELLE SORGENTI
Mercurio/ Ermes è il figlio di Zeus e Maia, veneranda ninfa dai bei riccioli (Inni Omerici, IV, vv.1-4). Maia, Pleiade figlia di Atlante, è la dea patrona del mese di Maggio e dello schiudersi della vegetazione. (Ovidio, Fasti).
Secondo Proclo ella conduce nel regno del visibile ciò che prima era celato (Ioannes Laurentius Lydus, Liber de Mensibus, IV, 76, x, 19); allo stesso modo Ermes rende visibile e chiarisce il pensiero per mezzo della parola.
Dagli antichi mitografi veniamo a sapere che Ermes veniva considerato il custode delle acque; per questa ragione durante le sue feste si consacravano sorgenti o si scavavano pozzi. Fu dalla madre, una delle umide stelle foriere di acque primaverili, che ereditò tale mansione.
Infatti Giovanni Lido riferisce un’altra teoria che andava per la maggiore: che, in principio, Maia fosse l’acqua; che ancora ai tempi dell’imperatore Giustiniano presso i Siri l’acqua fosse chiamata maia; e che i portatori di acqua venissero chiamati maìuri. Varrone mostra che non fuori luogo il quinto mese dell’anno sia stato consacrato a Maia: ché gli antichi studiosi dei fenomeni naturali pensavano che il terremoto avvenisse per scotimento dell’acqua sotto la superficie della terra; ed è proprio la prima festa del mese di maggio quella in cui si tenevano le suppliche per stornare i terremoti presso i Romani. (Ioannes Laurentius Lydus, Liber de Mensibus, IV, 76, x, 24).
MERCURIO/ERMES, DIO DEL SUCCESSO
Come affermato da Eschilo nelle Coefore, vv.812 -818, egli è il dio più favorevole, se lo vuole, a portare ogni azione a prospero successo.
Apollo lo apostrofa come datore di cose buone, dispensatore di grazie e favori (Omero, Odissea, VIII, 335).
Benigno, egli rivela molte cose segrete, parlando in criptici termini. Tiene il suo volto nell’ombra dell’oscurità e anche di giorno non è palese.
Penetra attraverso i chiavistelli come un soffio di vento della tarda estate e al suo passaggio non abbaiano i cani (Inni Omerici, IV 145-146).
Macrobio (Saturnali, I, 17, 22) citando Omero, afferma che Mercurio assopisce e risveglia le menti e gli occhi dei mortali
Mercurius hominum mentes vel oculos excitat et sopit, ut ait poeta
DIO FURTIVO COME UN LUPO
Nel nominare i figli anticamente si sceglieva la più distinta caratteristica del padre o del nonno: chiamavano il figlio di Ettore Astianatte, “signore della città”, perché il padre da solo custodiva Ilio (Omero, Iliade, VI, vv. 402-403); ad Odisseo, “l’odiato” fu posto tal nome perchè odiato era il nonno Autolico, il re dei ladri (Omero, Odissea). Il significato del nome di Autolico figlio di Ermes è “Lupo in essenza”. Da ciò si deduce che “un vero lupo” è il di lui padre Ermes.
Come l’elusivo lupo Ermes, compagno della nera notte (Inni Omerici, IV, 290), ama l’oscurità ed è un furbo e destro predatore di bestiame. Quando il troiano Dolone fu inviato, di notte, ad esplorare furtivamente l’accampamento nemico indossò una pelle di lupo grigio (Omero Iliade X , 334); su di lui dagli astanti venne invocata la protezione Ermes, in qualità di re dei ladri (Euripide, Reso, 216-217).
ERMES DEI PASTORI, NOMIOS
Ermes è atto ad aumentare il bestiame, mandrie di buoi, vasti branchi di capre e greggi di pecore lanute: da esigui li rende forti e molti (Esiodo, Teogonia, vv. 444-447). Il metodo è la feconda riproduzione dei capi allevati. Preferibilmente però ricorre all’abigeato: è l’inafferrabile riduttore del numero del bestiame dei legittimi custodi e proprietari. Lo dimostrò con la sottrazione della giovenca Io ad Argo suo pastore e dei buoi ad Apollo. (Eschilo, Prometeo, vv. 567- 569; Valerio Flacco Argonautiche, IV vv.383-390, Bacchilide, 19, vv.35-36; Inni Omerici, IV).
CADUCEO
Apollo donò il caduceo al piccolo Ermes dopo avergli fatto giurare che mai più lo avrebbe derubato.
Il caduceo, il bellissimo bastone della felicità e della ricchezza, a tre branche, d’oro. Incolume lo protegge e ne manda ad effetto i comandi (Inni Omerici, IV 529-531).
Simbolo di Ermes è il serpente; è uno dei cinque contrassegni degli dei che i condottieri romani solevano portare in battaglia. Esso veniva raffigurato su un oggetto di vario materiale per denotare il legame con il dio (Ioannes Lydus, De mensibus, I, 22).
ERMES ANGELOS
Messaggero degli dei, è il protettore degli inviolabili araldi.
Omero utilizza per lui l’appellativo di “sovrano” e l’epiteto diaktoros, “colui che conduce” (Iliade, II, vv.103-104). Callimaco lo chiama Pheraios, “Apportatore” (Efestione, Enchiridion, VI, 11).
Egli è il dio più onorato nel pantheon celtico. Ermes guida gli esseri umani durante i viaggi e sulle strade (Gaius Iulius Caesar, De bello gallico, VI, 17) .
Suo nonno Atlante, figlio di Giapeto, fu condannato da Zeus a sostenere il cielo sulle proprie spalle (Esiodo, Teogonia, v.517) . Il Titano divenne pertanto un condotto fra cielo e terra.
Lo stesso Ermes è un dio fra i regni, un intermediario, come Ecate, dagli dei superni nei cieli agli esseri umani sulla terra e dalla terra agl’Inferi, dove porta le anime dei morti al traghetto con la sua bacchetta/verga d’oro (Horatius, Carmina I, 10 v.17).
Egli esorta ad avere libertà, indipendenza, piena facoltà di parola, assenza di tristezza, nobiltà d’animo e il riso, in quanto sono cose leggere, molto facili a portarsi (Luciano di Samosata Necricòi diàlogoi, X, 9).
MERCURIO, DIO DELLA COMPETIZIONE
A lui competono la trasgressione ed il superamento dei limiti e come tale aveva un altare ad Olimpia come Enagònios, protettore degli atleti in competizione (Pausania, V).
DIO SOCCORRITORE
Preso l’aspetto di un bel giovane condusse in sicurezza il re Priamo attraverso l’esercito nemico (Horatius, Carmina I, 10 v.17; Iliade, 24). Viene appellato da Omero eriounios, soccorritore benefico (Iliade, 24, 444). Il padre Zeus dice che a lui è graditissimo soprattutto prendere a compagni i mortali ed esaudire chi voglia (Iliade, 24, vv.334-335).
Ermes riportò in vita Pelope, il progenitore della stirpe degli Atridi , dopo che questi era stato imbandito dal padre (Servio, Commento all’Eneide VI, 603) poi gli donò un ariete dal vello d’oro che garantiva la prerogativa del potere regale (Euripide, Oreste vv.995-1012) . Gli conferì anche lo scettro, che gli aveva regalato Zeus stesso Omero, Iliade II, vv. 100-108).
Pur essendo solo un bambino fu il primo a scuoiare buoi e ad arrostirli, dopo avere scoperto l’uso del fuoco. La fragranza delle carni cotte lo stuzzicava ma si astenne dall’ assaporarle (Inni Omerici, IV, vv. 130-133).
Con il guscio di una tartaruga creò la lira. Con essa poi placò il fratello Apollo , giocosamente adirato per il furto degli armenti (Inni Omerici, IV; Horatius, Carmina, I).
Fu padre, fra gli altri, del famoso ladro Autolico, il nonno di Odisseo e di Pan. Negli antichi falecii citati da Efestione (Enchiridion, 40, 20-21) Pan viene salutato come il buontempone dalle corna d’oro; amante del vino e della baldoria, dio dagli zoccoli biforcuti, amava frequentare la pelasgica Argo.
A Odisseo Ermes mostrò l’uso dell’erba “moly”, per renderlo immune agli incantesimi di Circe (Omero, Odissea). Dalla nera radice e dai fiori bianchi come latte è pianta difficile da sradicare, tranne che per gli dei, che possono tutto.
ERMES/THOTH
Dai greci è stato identificato con il dio egizio Thoth, profondo conoscitore delle qualità delle erbe e dei veleni.
Secondo Platone, (Fedro, 274 B) Thoth fu l’inventore della scrittura, dei numeri, del calcolo, della geometria, dell’astronomia e del gioco dei dadi .
Non è un caso che Ermes sia la fonte, fra altre cose, del linguaggio stesso, lo stimolo della civilizzazione. Il dio è anche la sorgente da cui derivarono i fiumi della retorica. Questa è l’arte della persuasione tramite il discorso (Horatius, Carmina I, 10 vv.1, 2).
Il dio comune
Egli infatti è il dio liberale e comunicativo per eccellenza; per questo era il solo a venire chiamato “il dio comune” (Aristolete, Retorica, libro II, capitolo 24).
Vanessa Foschi lo rappresenta con le mani non visibili come nelle antiche erme. Anneo Cornuto (Teologia greca, 16, 23) sostiene che veniva così raffigurato perchè il dio non ha bisogno di mani per attuare ciò che desidera.
Proclo (Commento a Esiodo, 84) afferma che il dio è pacifico e veridico, non menzognero. Negli Scolii all’Iliade (II, 103) lo si definisce bianco, splendente, immune da stragi e non versato all’eccidio.
HERMES, DIO CANDIDO E VELOCE COME UN GABBIANO
Il suo candore è simile a quello di un gabbiano, uccello che del resto gli antichi volevano a lui sacro. Omero nell’Odissea (libro V, vv.52-54) paragona il volo del potente Mercurio a quello di tale volatile, quando si slancia dall’etere con i bei calzari d’oro, incorruttibili; uccello che bagna le ali, forti e ben formate, nei salsi flutti, quando caccia pesci sui terribili golfi del mare indomito e scintillante. Simile ad esso Hermes suole sfrecciare sulle onde incessanti.
Secondo Anneo Cornuto, (Teologia greca, 16) Ermes è incarnazione della facoltà razionalizzatrice delle mente umana (logos, ragione), che ripartisce, suddivide, e analizza.
GROTTA DI CALIPSO, ISOLA OGIGIA
Una vite rigogliosa, fiorente di grappoli, è raffigurata accanto al dio; domestica, dionisiaca pianta; un simile virgulto si stendeva intorno all’antro incavato di Calipso, florida dea dagli splendidi riccioli, nell’isola Ogigia; alla sua vista la bellissima vite suscitò, insieme ad altre cose, l’ammirato stupore del dio; e non adempì al compito per cui vi era stato mandato dal padre Zeus, finché non si fu saziato di piacere, contemplandola; che Odisseo lì dimorava, amato dalla dea, ma struggendosi inconsolabile per la sua patria (Omero, Odissea, V, vv.69-74).
Tecnica olio su tela, diametro cm.150. Dipinto da Vanessa Foschi. Scritto di Vanessa Foschi, 2017/2018. Tutti i diritti riservati
Vanessa Foschi mentre dipinge il caduceo di Mercurio