ROMOLO, IL FONDATORE
Ennio, citato da Cicerone, (De re publica, I, 41) saluta il primo re di Roma con queste parole: “O Romolo, Romolo divino, quale custode della patria gli dei ti generarono! O padre, o progenitore, o sangue sgorgato dagli dei! Tu ci conducesti nelle regioni della luce”.
SPOLIA OPIMA
Durante il periodo dei conflitti con i Sabini, egli uccise il re di Cenina, Acrone. Questi si era sollevato contro il nuovo popolo e ne aveva sfidato il re in singolar tenzone di fronte ai due eserciti. Ma fu sopraffatto, le sue armi predate, le sue truppe messe in rotta. Il fondatore di Roma fu il primo, nella storia dell’ Urbe, a riportare le cosiddette “spoglie opime”, la panoplia regale frutto di un prova di valore.
Poi, secondo Livio, consacrò l’armatura presso una quercia sul Campidoglio. Qui aveva promesso la costruzione del tempio di Giove Feretrio. Questo fu il primo tempio dedicato a Roma. Il tronco di un’altra grossa quercia fu usato come manichino, a rappresentazione del caduto e per il supporto delle armi (Plutarco, Vite Parallele, Romolo). In epoca anteriore (Virgilio, Eneide) così era stato fatto da Enea, con le spoglie del tiranno Mezenzio. Poi Romolo recò il trofeo così ottenuto al Campidoglio, portandolo in spalla. I soldati esultanti lanciavano motteggi scherzosi e il vittorioso alloro ornava le chiome fluenti del re (Plutarco, Vite Parallele, Romolo). Poiché Romolo era uomo magnifico nelle sue imprese ed altrettanto bravo ad ostentarle (cum factis vir magnificus, tum factorum ostentator haud minor, Livio, Annali, I, x, 5).
Il privilegio delle spoglie opime, ottenuto dopo aver vinto di propria mano un re nemico, fu concesso nella storia romana solo a due altri generali: Aulo Cornelio Cosso, per l’uccisione del re di Veio Lars Tolumnio, e Marco Claudio Marcello, per aver sopraffatto il re dei Galli Insubri Viridomaro a Casteggio (Clastidium) nel 222 a. C. (Properzio IV, 10).
FIGLIO DELLA LUPA
Carla Roselli raffigura il lupo come tributo alla leggenda sulla fondazione di Roma. Essa sosteneva che i due gemelli orfani che costruirono la città furono trovati nelle esondazioni limacciose del fiume Tevere; galleggiavano in un canestro di vimini presso il Fico Ruminale (Livio, Annali I); una lupa fulva, che poi procedette ad allattarli, fu la scopritrice.
Nel dipinto l’aquila, essendo il capo degli uccelli, come cantato da Pindaro (Pindaro, Pitica I, v.11) , rappresenta la regalità derivante da Iuppiter/Zeus (Omero, Iliade, I vv.238,239 e v. 279).
Romolo impugna una lancia, che, secondo Giustino (XIV, 3.3), ai suoi tempi aveva la stessa funzione della corona reale.
Il capitello corinzio prefigura i fasti del futuro impero.
I fasci e le verghe simboleggiano l’autorità e il potere di vita e di morte su sudditi e legionari.
La scure rimanda ai Littori, ufficiali il cui ordine fu fondato da Romolo (Livio I). Per il loro numero si era ispirato ad un costume etrusco: presso ogni nuovo re eletto ognuna delle dodici città tosche inviava un proprio emissario; questi stazionavano costantemente presso il re ed erano gli impositori della sua volontà.
Dipinto da Carla Roselli, tecnica olio su tela. Tutti i diritti riservati
Scritto di Dr. Vanessa Foschi. Maggio 2017/Giugno 2018. Tutti i diritti riservati